Le recenti manifestazioni per il clima, ci fanno riflettere sulle condizioni del pianeta Terra, sull’arroganza miope dei governanti di tutto il mondo, e sul nostro comportamento da tenere di “cittadini sovrani”. Uno spunto è quello di costruirsi insieme ai ragazz*, il proprio personale Protocollo di Kyoto e cercare di rispettarlo, facendo così anche noi la nostra parte.
Il riscaldamento del pianeta sta da molti anni paurosamente accelerando sotto i nostri occhi. Già nel 1972 suonò un inascoltato campanello di allarme[1]. Oggi, la comunità scientifica, con dati alla mano, è convinta che tutto ciò stia avvenendo a causa delle attività umane, ed è concorde sull’urgenza di dover adottare misure drastiche per contrastare la crisi climatica, soprattutto in corrispondenza di una vergognosa “quasi inerzia” dei governi, nonostante i diversi movimenti che nel mondo, almeno dal 1997 (a partire dal protocollo di Kyoto), li sollecitano ad agire concretamente.
Per salvare il pianeta occorre lasciare comportamenti che implicano un elevato consumo energetico ed una forte incuria dell’ambiente; è come se l’Umanità fosse in guerra contro il pianeta, forzandolo a non sopportare più la nostra presenza. Oltre ai consumi di noi, privati cittadini, è il sistema economico-finanziario militarizzato che contribuisce in modo determinante all’effetto serra, infatti, per avere più energia, usa combustibili fossili che producono anidride carbonica, immessa in miliardi di tonnellate al giorno, nell’atmosfera. Per alcuni scienziati, a fine secolo, avremo 3,5 °C in più di temperatura media del pianeta se saremo fortunati, e 5,5 °C se sfortunati, con pericolose conseguenze dello scioglimento dei ghiacci e il sollevamento del livello del mare; la Terra non ci sopporterà più!
A partire dal’azione della giovane svedese Greta Thunberg, da alcuni anni si è sviluppato, in tutti i continenti, un movimento di giovani che si pone seriamente il problema del cambiamento climatico, una generazione di ragazzi e ragazze che non smetteranno di pretendere di avere un futuro; come potrebbero?
Un venerdì di settembre, oltre 6 milioni di studenti hanno animato, simultaneamente in tutto il mondo, lo sciopero per il clima, con variopinte manifestazioni di un movimento che tende ad andare oltre l’attuale politica dei governi.
Sono state manifestazioni molto particolari, sia per la partecipazione oceanica di tanti giovani (ed anche meno giovani), sia per l’emozione che ha prodotto il veder sfilare insieme tanti ragazzi, uniti da un sentimento tanto elementare, quanto esplosivo. Loro hanno posto, con l’allegria e l’ottimismo, che gli sono propri, l’attenzione sulla sostenibilità ambientale del pianeta, che rischia il collasso, e hanno colorato con creatività le manifestazioni attraverso musiche, colori e slogan originali. Spesso agli studenti si sono accodati molti insegnanti (alcuni che hanno lottato molti anni per le diverse cause “giuste” di cambiamento della società, “la meglio gioventù”)
La straordinaria partecipazione alle manifestazioni spinge all’ottimismo, anche se cauto, perché forze (anche delinquenziali) ed interessi contrari alle istanze espresse, esistono e non sono inermi. E’ sufficiente pensare ai colossi USA, Cina, Russia, India, Brasile che da soli possono condizionare l’ambiente mondiale. Sembra una lotta tra David e Golia, come fa venire in mente il non incontro tra Greta e Donald, al vertice sul clima al Palazzo di Vetro dell’ONU a New York, lunedì 23 settembre[2].
E poi anche perché una vera e propria rivoluzione culturale non ha ancora attecchito del tutto nella coscienza dei singoli (almeno non di tutti) con la forza dell’emergenza. Molto, allora, potrebbero fare gli insegnanti nelle scuole di tutto il mondo e nelle università, e i mezzi di informazione, i social e l’entusiasmo dei “ragazzi del venerdì”.
Ai governanti ed agli adulti non resta che accodarsi a questo salvifico movimento spontaneo, oppure passare alla storia come la generazione che ha scelto di mandare in malora il pianeta, quando si era ancora a tempo evitando il peggio.
Possibile che la “vista corta” impedisca ai politici di cogliere il grande capitale sociale contenuto nella protesta dei giovani? Le classi dirigenti non vedono che il cambiamento climatico mette in crisi l’idea di libertà e quindi non colgono il potenziale dirompente del Fridays4future. Non capiscono che la domanda di futuro, gridata da quei ragazzi, non può essere irrisa o delusa. Non fanno l’unica cosa che avrebbe senso: dare risposte positive e decisive, qui ed ora.
La Scuola, gli insegnanti, le associazioni (come il MCE e la Fimem nella sua diramazione mondiale di movimenti nei singoli paesi) assumono un ruolo decisivo per preparare gli studenti a “…non essere rotelline di ingranaggi che fanno andare avanti questo sistema, ma essere cittadini consapevoli, con sviluppate capacità di parlare, dire la verità di fronte al potere, di mettersi insieme e lottare per ottenere i propri diritti…”[3], ivi compreso il diritto al futuro.
Il nostro compito, allora, è molto chiaro: impegnarci dando il nostro contributo, per rendere possibile ciò. Il futuro del Pianeta dipende anche da noi singoli! Facciamo anche noi la nostra parte, impegnandoci per farci (e rispettarlo) il nostro personale protocollo di Kyoto fai da te, con il test impegno http://www.bottegacd.it/new/protocollo-kyoto-fai/ on line, contribuendo anche noi, nel nostro piccolo[4], ad un mondo più pulito.
Solo la cultura e l’educazione possono salvare il mondo!
[1] I limiti dello sviluppo, ordinato dal Club di Roma al MIT, previde le conseguenze della “crescita” e lo “sviluppo”, sull’ecosistema terrestre e sulla sopravvivenza dell’umanità. http://www.donellameadows.org/wp-content/userfiles/Limits-to-Growth-digital-scan-version.pdf
[2] Video https://www.youtube.com/watch?v=WPpGAw0uukY
[3] Alex Zanotelli, intervista; http://www.webottegaforthepeace.it/it/59-testo-intervento-zanotelli-ita
[4] Il questionario può essere redatto da chiunque abbia a disposizione un indirizzo e.mail per la stampa del proprio impegno-Protocollo di Kyoto.